È l’ultima fobia di questi giorni: lo spray al peperoncino sta seminando il panico in tutta Italia soprattutto dopo gli eventi nella discoteca di Corinaldo dove un minorenne avrebbe spruzzato lo spray urticante provocando la morte ed il ferimento di molti ragazzi. Immediatamente dopo tale drammatico evento sono stati resi noti altri due episodi che hanno coinvolto studenti e bombolette anti-aggressione: uno in un istituto superiore di Pavia dove quasi 50 persone sono rimaste intossicate dai vapori dello spray spruzzato presumibilmente da un alunno, ed un secondo in una scuola in provincia di Cremona dove una studentessa, sembra per una spruzzata fatta “per scherzo” ha fatto finire in ospedale cinque compagni.
Secondo una rilevazione fatta da Skuola.net mediante un sondaggio nelle scuole italiane, è emerso che circa 1 studente su 10 dichiara di possedere una bomboletta con spray urticante, di questi, il 6% la porta sempre con sé ed il 48% di questi l’ha azionata almeno una volta per difesa personale. Fatto ancora più grave è che il 40% l’hanno messa in funzione per provare che effetto fa e non per reale necessità.
Tali dati allarmanti non possono però non ricondurre la riflessione sul ruolo genitoriale, sono infatti quest’ultimi che dotano i ragazzi di tali strumenti, senza però dedicare adeguato tempo ed impegno a spiegarne l’uso e le sue conseguenze.
Facciamo allora un po’ di chiarezza. Il gas OC (da oleoresin capsicum) conosciuto anche come Oleoresium Capsicum, è una sostanza naturale che sfrutta le proprietà vasodilatatorie del principio attivo, la capsaicina, e che viene utilizzato principalmente negli spray al peperoncino per difesa personale.
Di solito il gas OC viene immagazzinato in bombolette facili da trasportare. Lo spray causa principalmente una infiammazione agendo in particolare sugli occhi e sulle mucose. Tra gli effetti immediati vi sono bruciore, tosse e lacrimazione e per tale motivo si ritiene utile in caso di aggressione. Va però ricordato che senza una adeguata istruzione per l’utilizzo, il rischio è che la vittima dell’aggressione, invece di spruzzarlo verso lì’aggressore, lo rivolga verso se stessa con conseguenze immaginabili.
La sempre maggiore diffusione di questi spray e la loro facilità di reperimento su internet, hanno portato i vari Paesi a regolamentarne l’utilizzo. Ogni Stato quindi attua una propria politica riguardo all’uso dello spray al peperoncino che spazia dal considerarla un’arma e quindi regolamentarne l’utilizzo (come avviene in Belgio dove solo la polizia è autorizzata all’utilizzo o in Finlandia dove il possessore deve avere specifica licenza), a ritenere reato il suo possesso e utilizzo (come ad Hong Kong).
In Italia il gas OC è stato per lungo tempo considerato un’arma propria, l’uso era consentito solo per tre tipi di prodotti elencati sul sito della Polizia di Stato e approvati dal Ministero dell’Interno, dei quali era consentito l’uso, il trasporto e il porto senza autorizzazione prefettizia. Il 12 maggio 2011, con decreto n. 103, il Ministero dell’Internoha liberalizzato l’acquisto, la detenzione e il porto in pubblico per tutti i maggiori di 16 anni di ogni e qualsiasi strumento di autodifesa che nebulizzi un principio attivo naturale a base di Oleoresin capsicum e che non abbia attitudine a recare offesa alla persona. Per risultare di libera vendita e libero porto però tali strumenti devono avere specifiche caratteristiche connesse alla loro concentrazione, alla miscela , essere sigillati alla vendita e muniti di sistemi di sicurezza per l’attivazione, avere una gittata non superiore a tre metri.
Anche in presenza di tali restrizioni resta comunque la perplessità sulle modalità di utilizzo, uno strumento di per se non è né buono, né cattivo: fondamentale è l’uso che se ne fa. E spruzzare spray urticante in luoghi chiusi ed affollati come discoteche o anche scuole non evidenzia certo adeguate capacità di discernimento, né conoscenza delle possibili conseguenze derivanti da un gesto avventato.
A cura di Valeria Lupidi
Vice Presidente ANCIS