VECCHIA CONOSCENZA RANSOMWARE FTCODE

Esistono molti altri programmi, perché un malware è sempre un programma, di tipo ransomware che funzionano come FTCODE, ecco alcuni esempi: Badday, Galacti-Crypter e Local.

In genere, questi programmi dannosi bloccano i file e vengono utilizzati per ricattare le vittime (da qui il nome ransom che in inglese significa riscatto) costringendole a pagare.

Le differenze più comuni di solito sono il prezzo richiesto e l’algoritmo di crittografia (simmetrico o asimmetrico) che viene utilizzato per crittografare i file.


Di norma, è impossibile decrittografare i file senza gli strumenti che possono essere forniti solo dai criminali informatici che hanno progettato il ransomware.

Fondamentalmente, le vittime sono incoraggiate a pagare dai cyber criminali. Tuttavia, non è consigliabile farlo perché potrebbero non fornire software e chiave di decrittazione. In altre parole, esiste un’alta possibilità che le persone che pagheranno questi criminali informatici verranno ulteriormente truffate pagando inutilmente.

L’unica strategia è la prevenzione, l’unico modo per evitare di dover subire un riscatto è ripristinarli da un backup creato, strategia che tratteremo in seguito.

Il ransomware FTCODE, in particolare, rinomina i file crittografati aggiungendo l’estensione “.FTCODE” ai loro nomi di file, ad esempio, rinomina un file chiamato “1.docx” in “1. docx.FTCODE” e così via. Inoltre, FTCODE crea un file denominato “READ_ME_NOW.htm” che contiene le istruzioni su come pagare un riscatto. (la videata che appare vi ammonisce di pagare)

Vediamo ora come ci si “infetta” da  FTCODE:  dalle PEC di aziende e pubbliche amministrazioni italiane, questa volta nascondendosi dietro una finta fattura TIM e rubando dati riservati. Rispetto alle vecchie versioni, FTCODE non si diffonde più mediante documenti DOC contenenti una macro malevola, nell’attuale campagna di malspam, il malware viene infatti veicolato mediante e-mail PEC malevoli contenenti un unico link che richiama il testo dell’oggetto di una precedente conversazione con il mittente.
Cliccando sul collegamento presente nel messaggio di posta elettronica certificata, l’ignara vittima non fa altro che scaricare un file ZIP al cui interno i criminal hacker hanno archiviato un file VBS. FTCODE scarica, poi, e visualizza alla vittima un’immagine che riproduce una vera e propria fattura telefonica TIM.

Rispetto alle prime varianti del ransomware già individuate il 2 e il 10 ottobre scorsi, i criminal hacker hanno perfezionato il codice malevolo di FTCODE per impedire l’individuazione in chiaro della chiave di cifratura dei file e quindi lo sblocco dei contenuti archiviati sull’hard disk delle vittime.

Subito dopo l’installazione sulla macchina target, infatti, FTCODE esegue alcune semplici operazioni ed inizia subito a estrapolare dati personali della vittima, comprese le sue password.

Per difendersi dal ransomware come FTCODE, inoltre, è utile ricordare che le tecniche usate dai criminal hacker per ingannare le loro potenziali vittime e indurle ad aprire gli allegati infetti (diffusi, nel caso del ransomware FTCODE, mediante l’invio di PEC già compromesse) sono sempre ben studiate e adattate di volta in volta alle realtà pubbliche o private che si vogliono colpire. È quindi molto facile cadere nella loro trappola.

Aggiungiamo che qualsiasi antivirus è spesso inerme davanti alla Vostra decisione di aprire un file.
Per prevenire un possibile attacco, è sufficiente seguire alcune semplici regole di sicurezza informatica:

Innanzitutto, è importante che le aziende si appoggino a veri esperti che salvaguardi la sicurezza del perimetro cyber dell’organizzazione. Il malspam è una minaccia ormai molto diffusa e la mail è oggi il veicolo di infezione predominante. I criminal hacker sfruttano la leggerezza e la distrazione degli utenti nell’aprire e-mail e i suoi allegati. Non c’è spazio per i tecnici informatici improvvisati.

Contrastare il fenomeno dotandosi di idonei strumenti di protezione della rete informatica, per rilevamento e analisi del traffico, mantenendoli sempre aggiornati. Firewall, ma anche Vlan e VPN per i collegamenti.

Formazione del personale, sensibilizzando sulle più recenti minacce e insegnando come riconoscere un potenziale attacco e cosa fare per evitare di subirlo. Soprattutto nei casi in cui ad essere presi di mira dal malspam sono gli indirizzi PEC di uso aziendale, è molto importante investire sulla security non solo dei dipendenti ma anche di tutti gli “utenti aziendali” e quindi anche clienti e fornitori esterni.

Banalmente prestare sempre la massima cautela quando si ricevono e-mail normali o di PEC di provenienza sospetta o da mittenti sconosciuti. Evitare, inoltre, di aprire gli allegati e, nel caso di documenti Office all’apparenza legittimi, evitare di abilitare l’esecuzione delle macro.

Sicuramente Un backup aziendale ridondante. Ce lo impone il GDPR, ma è l’unica attività vera di contrasto una volta accertato che si è stati attaccati da qualsiasi programma malevolo. Vogliamo essere ancora più precisi ed il backup dovrà avvenire in FTP su server preferibilmente LINUX.

A cura di Giuseppe Jera

INTERSESSUALITA’ E DEVIANZA CRIMINALE – LIBRO DI ANNARITA FRANZA E VINCENZO LUSA


Quante volte sarà capitato ai genitori di un bambino appena nato di sentirsi chiedere “è maschio o femmina?”, una domanda fondata sul presupposto dell’esistenza di due soli generi con caratteristiche biologiche e genetiche ben definite. Sappiamo però che non è sempre così: le statistiche (peraltro non sempre precise) ci dicono che circa trenta milioni di bambini nel mondo, ovvero una percentuale che varia tra lo 0,05 e l’1,7 della popolazione, nascono con tratti intersessuali, cioè con una anatomia riproduttiva o sessuale che non rientra nelle definizioni tipiche di maschio e femmina.

Ma in fondo di cosa ci meravigliamo se quando si parla di sesso biologico il paradigma di riferimento è il dualismo maschio/femmina? D’altronde fino alla rivoluzione sessuale degli anni sessanta non c’era neanche una terminologia universalmente riconosciuta per descrivere la non-eterossessualità che non avesse un significato dispregiativo.

Solo in tempi più recenti si è riusciti a trovare un termine, anzi, per la precisione una sigla LGBTIQ, utilizzata per riferirsi a persone con caratteri sessuali non conformi al modello di sessualità binaria maschile e femminile.

Tratto dalla prefazione del libro scritta dalla dott.ssa Valeria Lupidi – Vice presidente ANCIS



Intersessualità e devianza criminale nella teoria del reato” edito da Alpes Italia e redatto dagli autori Annarita Franza e Vincenzo Lusa è possibile acquistarlo online CLICCANDO QUI.

Questa la scheda informativa del volume:

Titolo: Intersessualità e devianza criminale nella teoria del reato
Autori: Annarita Franza – Vincenzo Lusa
Editore: Alpes Italia
Anno edizione: 2019
In commercio dal: 13 giugno 2019
Tipo: Libro tecnico professionale
Pagine: XIII-126 p., Brossura
  • EAN: 9788865314951

    IL CONSIGLIERE ANCIS SERAFIN NOMINATO SOCIO ONORARIO DEL PARLAMENTO DELLA LEGALITA’

    Il Comune di Cologna Veneta ha ospitato nella giornata di mercoledì 17 luglio la cerimonia di consegna degli attestati di onorificenza del Parlamento della Legalità Internazionale a professionisti meritevoli che si sono contraddistinti nel settore.

    Il Consigliere dell’Associazione Nazionale Consulenti Intelligence & Security Dott. Gianandrea Serafin ha ricevuto il prestigioso attestato di Socio Onorario in qualità di Comandante della Polizia Locale. Premiato anche il Sindaco e Presidente della Provincia di Verona Dott. Manuel Scalzotto.

    I VERTICI ANCIS AL CONVEGNO “LE INVESTIGAZIONI E I DISPOSITIVI TECNOLOGICI INNOVATIVI”

    Il Presidente ANCIS Mauro Piermarocchi ed il Vice Presidente Valeria Lupidi interverranno sabato 8 giugno in qualità di relatori al convegno “Le Investigazioni e i dispositivi tecnologici innovativi” che si terrà a Fiumicino presso Qsistemi Italia.
    A testimonianza del costante sviluppo dell’Associazione Nazionale Consulenti Intelligence & Security, Qsistemi Italia e Federpol hanno invitato i vertici ANCIS a portare il proprio contributo nell’ambito di una lunga giornata formativa che avrà come protagonista la tecnologia in ambito cybersecurity.

    Ecco il dettaglio del programma:
    9.00 – 9.30 REGISTRAZIONE E COLAZIONE DI BENVENUTO
    9.30 – 10.00 Marco GERARDI, (COO Qsistemi Italia) – “Presentazione dell’evento e delle soluzioni SecurDOM”
    10.00 – 11.15 Gen. Brig. Antonio Labianco, (R) – “Le indagini difensive”
    11.15 – 11.45 PAUSA CAFFÈ
    11.45 – 12.15 Dott. Paolo LECCE (Presidente Federpol – Lazio) – “L’associazione Federpol, nuovo codice deontologico”
    12.15 – 13.00 Dott. Salvatore ROSSELLO (Prefettura di Roma) – “Le agenzie investigative e gli atti amministrativi”
    13.00 – 15.00 PAUSA PRANZO (Buffet offerto da SecurDOM)
    15.00 – 15.30 Dott. Mauro PIERMAROCCHI (Autore Kossovo mon amour) – “Presentazione del libro”
    15.30 – 16.00 Dott.ssa Valeria LUPIDI (Ministero Interno – Criminalpol) – “La percezione della Sicurezza”
    16.00 – 16.30 Dott. Francesco ERMANNI (Security Manager, esperto piani di emergenza) – “I Piani di sicurezza”
    16.30 – 17.30 Avv. Gianni Dell’Aiuto (Accademia Italiana Privacy) – “La Privacy e tutela del dato”
    17.30 – 18.00 RINGRAZIAMENTI – “ Ringraziamenti, consegna buoni acquisto”



    L’ANCIS E’ NELL’ELENCO DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI DEL MISE

     

    Con grande soddisfazione comunichiamo che l’ANCIS – Associazione Nazionale Consulenti Intelligence e Security, dal 10 maggio 2019, è stata inserita nell’elenco delle associazioni professionali del Ministero dello Sviluppo Economico, ai sensi della legge n.4/2013 che ha riformato le professioni non organizzate in ordini o collegi.

    L’elenco prevede tre sezioni e l’ANCIS è stata iscritta nella sezione:



    Sono quelle associazioni che autorizzano i propri iscritti, o quanto meno una loro parte, ad utilizzare in tal modo il riferimento all’iscrizione.
     
    Tra i ruoli che la legge individua per le associazioni professionali (articolo 2) e che l’ANCIS persegue, c’è quello di:
     
    • Valorizzare le competenze degli associati e garantire il rispetto delle regole deontologiche per agevolare la scelta e la tutela degli utenti nel rispetto delle regole sulla concorrenza;
    • Promuovere la formazione permanente dei propri iscritti e adottare un codice di condotta;
    • Vigilare sulla condotta professionale degli associati e stabilire le sanzioni derivanti dalla violazione del codice di condotta;
    • Rilasciare, su richiesta , l’attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi prestati dai soci (legge 4/2013, artt. 4, 7 e 8). Tale attestato non costituisce comunque requisito necessario per l’esercizio dell’attività professionale.

     

     

     

    L’ANCIS, a norma di legge, può autorizzare i propri iscritti ad utilizzare il riferimento all’iscrizione all’associazione come marchio/attestato di qualità e di qualificazione professionale dei propri servizi (a determinate condizioni) in presenza ei requisiti individuati dagli artt. 4 e 5 dalla legge.
     
    Per le attività connesse all’associazione invitiamo a visionare il nostro sito www.ancisonline.com ed a seguirci sulla nostra pagina facebook.

     

     

     

     

     

     

     

     

    IL TESTO “BULLISMO E CYBERBULLISMO” DISTRIBUITO AL CONVEGNO ANVU 2019

    Il volume “Bullismo e Cyberbullismo – aspetti teorici e pratici per operatori di Polizia” è stato ufficialmente distribuito in occasione del Convegno Nazionale dell’ANVU Associazione Professionale Polizia Locale d’Italia.

    Edito nel 2017, il testo scritto da Gianandrea Serafin (consigliere ANCIS) e Valeria Lupidi (Vice Presidente ANCIS) è stato adottato dall’ANVU come testo di riferimento per i propri corsi di formazione del personale.

    Aggiornato con Legge n. 71/2017 sul Cyberbullismo – Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo del MIUR, ottobre 2017, il libro è disponibile su Amazon nella sua versione originale “CHE COS’E’ IL BULLISMO – per capirne di più“.

    Nella foto a sinistra il Consigliere dell’Associazione Nazionale Collaboratori Intelligence & Security Gianandrea Serafin che posa con il volume tra le mani pochi minuti dopo la distribuzione al Convegno ANVU 2019 di Jesolo.

    LA “NUOVA” LEGITTIMA DIFESA

    È stata definitivamente approvata la nuova normativa recante importanti modifiche al codice penale ed alle altre disposizioni in materia di legittima difesa.

    L’art.52 c.p. pertanto ora sancisce che “non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all’offesa”.


    Come spesso succede, su tale nuova normativa sono già state fatte speculazioni evocando possibili futuri scenari da far west.
    È bene invece evidenziare che nei casi previsto dall’art.614 c.p. (violazione di domicilio), primo e secondo comma, sussiste sempre il rapporto di proporzione nei casi in cui “taluno legittimamente presente in uno dei luoghi ivi indicati usa un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere la propria o la altrui incolumità, o i beni propri o altrui, quando vi è pericolo di aggressione”.
    Chi si difende con un’arma in casa da una aggressione, causando danni fisici al ladro, anche con la nuova norma, sarà sottoposto a indagini ed un giudice dovrà valutare se e come procedere. Vero è però che adesso sono più rigide le possibili interpretazioni in quanto nella legittima difesa, che va ricordato venne già rafforzata sia nel 2007 che nel 2017, adesso si considera sempre sussistente il rapporto di proporzionalità tra offesa e difesa in quanto “agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l’intrusione posta in essere con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica”.
    Un punto interessante della nuova norma è il concetto nella stessa richiamato di “grave turbamento”, infatti la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito in stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo in atto. Il concetto di grave turbamento è molto ampio ricomprendendo l’età dell’aggredito, le donne sole, i figli minori ecc. Il grave turbamento quindi si presta ad infinite interpretazioni anche di natura personale e psicologica.
    Viene però da domandarsi: chi trovandosi un ladro in casa che lo aggredisce non cada in preda di grave turbamento!
    La nuova norma poi prevede quale deterrente per i reati predatori, un inasprimento delle pene previste.

    In conclusione, il legislatore, seppure riconoscendo il diritto alla difesa a coloro che vengono aggrediti nelle loro abitazioni o nel luogo dove lavorano (es. negozio), non esclude la competenza del giudice nella valutazione della risposta posta in essere a seguito di tale aggressione, non andando quindi a legittimare senza riserve l’uso della forza come in alcuni casi si è cercato di far credere.


    A cura di Valeria Lupidi

    Vice Presidente ANCIS

    IL LIBRO “BULLISMO E CYBERBULLISMO” DIVIENE TESTO ANVU

    BULLISMO E CYBERBULLISMO – Aspetti teorici e pratici per operatori di polizia è il volume adottato come libro di testo dall’ANVU – Associazione Professionale Polizia Locale d’Italia.

    Redatto nel 2017 da Gianandrea Serafin e Valeria Lupidi, rispettivamente Consigliere e Vice Presidente dell’ANCIS – Associazione Nazionale Consulenti Intelligence & Security, il libro è stato fatto proprio ed adottato dall’ANVU come testo di riferimento per i propri corsi di formazione del personale.
    Aggiornato con Legge n. 71/2017 sul Cyberbullismo – Linee di orientamento per la prevenzione e il contrasto del cyberbullismo del MIUR, ottobre 2017, il libro è disponibile su Amazon nella sua versione originale “CHE COS’E’ IL BULLISMO – per capirne di più“.
    ABSTRACT:
    Da molti anni ormai si parla di bullismo, se ne analizzano gli aspetti e si cercano rimedi. Le statistiche però ci dicono che il fenomeno non è assolutamente in diminuzione, nonostante le campagne di sensibilizzazione adottate e l’attenzione che viene data al fenomeno nelle scuole.
    Viene da chiedersi allora perché, a fronte di tanto interesse per “demolire” il fenomeno, se ne riscontra un aumento. Forse la risposta è nelle sue metamorfosi. Incredibilmente il bullismo invece di regredire si adegua ai cambiamenti della società: cresce con l’affermazione femminile insinuandosi sempre più tra le ragazze; sfrutta la tecnologia e le possibilità offerte dalla rete per diventare “cyber”; cavalca l’onda delle differenze di genere per assumere una dimensione omofonica. È quindi importante prendere atto di questi cambiamenti per capirne i risvolti e le possibili conseguenze.
    Ogni fenomeno collettivo è uno spaccato della società e del periodo in cui si vive. Il bullismo non fa eccezione.
    GLI AUTORI:
    Valeria Lupidi (Roma, 1961) sociologa e criminologa è Funzionario del Ministero dell’Interno presso la Direzione Centrale della Polizia Criminale. Docente presso numerosi Enti, collabora stabilmente con l’Università di Castel Sant’Angelo di Roma, ove dirige diversi Master e Corsi di Alta formazione. Autrice di numerose pubblicazioni scientifiche.
    Gianandrea Serafin (Jesolo 1983) sociologo, criminologo e criminalista è Agente Scelto di Polizia Locale a Vigonza (PD). Svolge funzioni di Magistrato onorario presso il Tribunale di Sorveglianza di Venezia. Formatore in ambito giuridico, criminologico e di polizia giudiziaria, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche. Socio ANVU e volontario di Croce Rossa Italiana.

    LA VIOLENZA DI GENERE

    Secondo la definizione dell’ONU del 1993 la violenza di genere è “…ogni atto di violenza fondato sul genere che comporti o possa comportare per la donna danno o sofferenza fisica, psicologica o sessuale, includendo la minaccia di questi atti, coercizione o privazioni arbitrarie della libertà, che avvengano nel corso della vita pubblica o privata…” (art.1).
    La violenza di genere costituisce una tipologia di reato in costante espansione e di continuo interesse da parte della comunità scientifica.

    Il fenomeno nella sua globalità è complesso da analizzare  in quanto vi è la tendenza degli autori di reato a contenere gli episodi perlopiù entro le mura domestiche e ciò comporta, dato il legame spesso di natura intrafamiliare tra autore e vittima, il silenzio di quest’ultima che concorre ad accrescere il cosiddetto “numero oscuro”.

    Da ciò derivano i limiti dell’analisi di un fenomeno per sua natura sommerso, del quale non è facile tracciare i contorni.
    Una conoscenza approfondita del fenomeno nel suo insieme tuttavia, è essenziale per lo sviluppo delle politiche e dei servizi, a partire dalle campagne di sensibilizzazione per arrivare alle contromisure legislative finalizzate a prevenire e/o contenere la violenza.

    Va però rilevato, in tema di pari opportunità, come inchieste, sondaggi e ricerche che analizzano tale comportamento deviante e che vengono proposte con continuità a livello istituzionale e mediatico da diversi anni, sono solite prendere in considerazione solo l’eventualità che la vittima della violenza di genere sia donna e che l’autore di reato sia uomo. Seppure le statistiche ci dicono che la percentuale più alta di vittime appartiene al genere femminile, occorre tenere presente anche l’ipotesi che la violenza possa essere subita ed agita da appartenenti ad entrambi i sessi. L’esigenza di una documentazione più ampia, che comprenda ogni aspetto riconducibile alla violenza di genere – non solo quindi l’indagine sulle violenze agite ai danni della figura femminile – viene manifestata da studiosi di diverse discipline (antropologia, sociologia, criminologia, psicologia, giurisprudenza, pedagogia).
    Effettivamente, analizzando le manifestazioni della violenza di genere nelle diverse fasi della vita, ci si accorge che pur essendo preponderante la figura femminile, quella maschile non è comunque immune. Le recenti classificazioni possono essere così rappresentate.
    Fase prenatale: aborti selettivi, maltrattamento in gravidanza, gravidanza forzata;
    Fase dell’infanzia: infanticidio selettivo, maltrattamento, violenza assistita, abuso sessuale;
    Fase della preadolescenza: matrimoni coatti, mutilazioni genitali, violenza sessuale, prostituzione infantile.
    Molti teorici si occupano del fenomeno della violenza di genere ed alcune teorie sono state elaborate al riguardo (principalmente sulla donna vittima). Una delle principali teorie pone alla base della dinamica violenta il controllo. Esso viene esercitato sia da chi maltratta attraverso tutta quella serie di comportamenti che trascinano verso la dipendenza e la sudditanza, sia da chi subisce, la donna infatti tiene sotto controllo la rabbia del partner, sente in sé il peso della sua missione salvifica verso il suo partner, ma più si sforza in questa impresa, più è convinta che lui cambierà più affonda.

    Da qui ad arrivare alle esplosioni di violenza il passo non è tanto distante. Tali forme di violenza sono ormai talmente frequenti che si è arrivati a creare un termine specifico: femminicidio.


    A cura di Valeria Lupidi
    Vice Presidente ANCIS

    RIFUGIATI E MIGRANTI ECONOMICI

    La distinzione tra rifugiati e migranti economici è stata introdotta da tale Egon Kunz, uno studioso di migrazioni che aveva elaborato la teoria detta push/pull Theory. Kunz in effetti intendeva differenziare chi parte per necessità, cioè i pushed, destinati a diventare rifugiati, da chi parte per scelta, i pulled, attratti da migliori prospettive economiche.




    Con il tempo tale distinzione è apparsa sempre più forzata fino a diventare un’etichetta rassicurante per gli Stati su chi accogliere e chi respingere. Col tempo è sempre più emersa una multifattorialità di motivi che conducono alla scelta di lasciare il proprio Paese ed anche nel nostro tempo è ormai assodato che, a parte pesanti situazioni di guerra come ad esempio quelle attuali in Siria, non c’è mai un solo fattore che porta ad emigrare, ma un complesso mix che racchiude instabilità politica e militare, persecuzioni, difficile situazione economica, reti sociali già presenti in altri Paesi ecc.

    In questo maremagnum di situazioni è difficile scindere quella politica, economica, o sociale ed etichettare le persone come rifugiati o migranti economici. Non bisogna poi dimenticare che l’asilo è un privilegio concesso dallo Stato, non una condizione inerente all’individuo, quindi è lo Stato che decide se darlo o no in funzione di una serie di motivazioni che, a ben vedere, sono estremamente soggettive del Paese di accoglienza.

    Un esempio può rendere meglio l’idea: nel 2007 dei 18.559 iracheni che hanno fatto domanda di asilo in Svezia l’82% è stato riconosciuto come rifugiato, dei 5.474 che lo hanno chiesto in Grecia, lo ha ottenuto lo 0%.Questo sta a dimostrare che gli Stati occidentali utilizzano l’asilo politico come strumento di protezione umanitaria e tutela dei diritti, ma anche come modalità di regolazione dei flussi migratori. I Paesi nordici storicamente utilizzano l’asilo politico per selezionare i migranti in ingresso, lo concedono molto, ma limitano invece l’entrata ai migranti economici. Al contrario i Paesi del sud Europa sono più restrittivi in termini di asilo ma più lassisti rispetto ai migranti economici.

    Poiché i migranti conoscono bene queste strategie politiche, mettono in atto accorgimenti razionali per raggiungere il loro scopo, non solo per decidere verso quale Paese dirigersi, ma anche per decidere quale storia raccontare per ottenere lo status di rifugiato avviando così una sorta di commercio di informazioni per far si che i nuovi partenti siano consapevoli di come funziona la richiesta di asilo.

    Ci sono quindi tempi storici ed emergenze a regolare il fenomeno migratorio. Quello attuale è sicuramente legato alla condizione della Libia e della Siria, ma nel passato abbiamo avuto l’emergenza kossovara e quella somala per cui tutte le persone provenienti da quei contesti, a prescindere dalle condizioni individuali che dovrebbero essere il parametro per assegnare o meno lo status di rifugiato, tendevano a riceverlo in una sorta di “tutela di gruppo”.

    Resta il fatto che qualunque siano le motivazioni e le cause che portano migliaia di persone ad allontanarsi dal loro Paese di origine, ad affrontare viaggi “della speranza” per arrivare in luoghi dove ritengono di trovare migliori condizioni di vita, le conseguenze sono sicuramente di impatto per chi parte e per chi li accoglie.

    E tutto ciò muove insieme a tanta gente anche tantissimo denaro ed alla fine, forse, è proprio il denaro a mettere in moto l’intero ingranaggio: il denaro che chi parte deve riuscire a trovare per pagarsi il viaggio; il denaro che guadagnano gli scafisti e tutte le organizzazioni criminali che fanno affari col traffico di esseri umani; il denaro che arriva (da dove?) alle Ong per svolgere la loro opera di salvataggio; il denaro che i governi impegnano per finanziare i centri di accoglienza.

    E poi il denaro prodotto dal lavoro nero che fa arricchire i singoli, visto che non è tassato, e non certo lo Stato accogliente; il business della criminalità organizzata che sfrutta queste situazioni per arricchirsi. Gli immigrati vittime di reati e i migranti che i reati li compiono: tutto questo ha un costo che paga la società.

    Infine il terrorismo, piaga di questi anni, ma questo è un altro discorso.



    A cura di Valeria Lupidi
    Vice Presidente ANCIS