Parola ai soci: Andrea Mariuz

Ritorna la rubrica dedicata alla voce degli associati ANCIS – Associazione Nazionale Consulenti Intelligence & Security.
Oggi conosciamo un nuovo socio, il dott. Andrea Mariuz, 
Colonnello in congedo dell’Arma dei  Carabinieri, con trentennale servizio effettivo come Sottufficiale ed Ufficiale, maturando esperienze nel tra le altre cose nel Nucleo Operativo, Polizia Militare e tutela del segreto.

 

1 – Cosa vuol dire per te Sicurezza?

Sicurezza vuol dire prevedere e prevenire l’evento avverso che può arrecare danno più meno significativo a persone cose o organizzazioni umane determinando una perdita tangibile degli  obiettivi della organizzazione di riferimento, con metodi e procedure che limitano se non abbattono il rischio che lo stesso evento  avverso si concretizzi.

Con queste premesse il campo di applicazione è indubbiamente vasto ed eterogeneo. Oggigiorno qualsiasi organizzazione di persone, produttiva, economica e di servizio è proiettata a considerare con sempre maggior peso l’incidenza dei fattori avversi considerandoli come danno economico alla struttura o alla organizzazione o per quel elemento che rallenta o inibisce il raggiungimento degli obiettivi prefissati (anche con danno di immagine).

Ne discende che i campi su cui concretamente operare, in una prospettiva di valutazione del rischio, per incrementare la sicurezza dei comportamenti e delle attività, compenetra in diverse banche e tematiche che riguardano la materia della sicura esecuzione di un lavoro (metodi –sistemi – procedure), il rapporto relazionale delle persone addette (metodi – procedure – expertise), la scelta di protocolli, di strategie, di condotte considerate più idonee ed opportune per evitare ogni evento avverso (gestione dello spazio nel tempo).

Da qui, non sono solo da considerarsi gli aspetti più tradizionali sul tema: cioè sicurezza intesa come metodo e procedure di tutela delle persone, del patrimonio e del bene (in senso lato); oppure valutazione critica e analitica sui collaboratori in ragione della loro fedeltà lavorativa e capacità professionale e produttiva; o ancora  come sicurezza dell’ambiente di lavoro intesa come tutela  del luogo e delle persone che vi operano.

Con una visione più estesa si può certamente far proiettare l’osservazione  e una  valutazione ad ampio spettro che si inserisca a pieno titolo nell’ elemento procedimentale di una organizzazione umana che si è prefissata degli obiettivi. Risulta dunque conveniente far sì che ogni attività organizzata, o meno, percorra delle direttrici “sicure” o “più sicure”, cioè che allontani, in maniera tangibile, la potenziale incidenza di pericoli (anche latenti) che possono sfociare in un incidente, inconveniente, evento avverso o mancato risultato. Sicurezza come certezza, dunque; sicurezza come affidabilità; sicurezza come garanzia di risultato.

 

2 – Su cosa stai lavorando attualmente?

È personalmente interessante ricercare quali possano essere gli elementi di raccordo o quali le tematiche in cui far sovrapporre l’elemento sicurezza agli elementi di efficacia ed di efficienza necessari, nonché di tutela e preservazione del bene non disgiunto dalla puntuale ricerca degli obiettivi, qualsiasi siano gli scenari organizzativi in gioco.

Fattore umano, fattori organizzativi, ambientali e di contesto, sono le variabili di un problema su cui lavorare. Anche tra gli Alti Dirigenti d’impresa, o figure poste al vertice di un’organizzazione, si è ormai cominciato a considerare, sempre in maniera più tangibile  questi fattori, in una  prospettiva “dell’operare in modo sicuro”, come significativi e determinanti per il raggiungimento degli obiettivi  e del “buon risultato prefissato”, riconoscendo che nel percorso produttivo o di organizzazione, l’incidenza di tali fattori, se diviene positiva, produce un tangibile  avvicinamento alla massimizzazione dei risultati; se negativa  le conseguenze dirette e consequenziali producono effetti primari, secondari, collaterali e derivati – sia immediati che a medio e lungo termine.

Torna alla ribalta dunque il concetto di sicurezza in termini generali (ma meglio dire: in più direttrici) soprattutto perché spesso, a posteriori, si conclude  che l’evento avverso si poteva evitare, o quanto meno limitare nei suoi effetti. Ne consegue che le conseguenze economiche dirette e indirette, le prospettive di  evoluzione (ma anche di ripercussione) tecnica, di sviluppo e di expertise, possono essere facilmente intuibili.

 

3 – Cita un progetto inerente la sicurezza che ti riguarda professionalmente in prima persona

L’interesse di studio su queste prospettive di sicurezza, intese come certezza della buona condotta, del buon funzionamento, del buon risultato, in un processo di valutazione del minimo rischio, sono emerse ripetutamente in sfaccettature professionali e di relazione a tal punto da convincere ad un  approfondimento e dare corso a ricerche sfociate poi  in un articolo recante il tema degli incidenti organizzativi poi pubblicato da riviste di settore.

 

4 – Perchè hai scelto ANCIS?

La realtà multiforme degli addetti che operano nel settore della sicurezza (tradizionale, anche se aggiornata dal progresso tecnologico) sono tendenzialmente delineanti però in campi di intervento e modelli operativi stereotipati, tendenti a vincolare  a un approccio monocromatico. L’interscambio culturale ed esperienziale mediato da una associazione che accomuna  intenti e che accolga novità di idee,  può certamente prospettare visioni nuove arricchite da scenari complementari.

 

Biografia di Andrea Mariuz

Colonnello in congedo (della riserva) dell’Arma dei Carabinieri, con 35 anni di servizio effettivo.

Da prima nell’Arma come Sottufficiale e poi come Ufficiale, ha maturato esperienza come Comandante di Stazione, come Sottufficiale addetto al Nucleo Operativo. Mentre da Ufficiale è stato al comando dei reparti di carattere operativo e territoriale, ma anche presso Grande Unità dell’Esercito per l’impiego in comando nella Polizia Militare e tutela del segreto.